top of page

Come attaccare la lateralità offensiva con il 4-3-1-2

Riccardo Pontremolesi

In questo articolo tratteremo l’attacco alla lateralità offensiva attraverso le catene laterali con focus su uno specifico sistema di gioco: il 4-3-1-2.


Prima di partire cercando di sviscerare le possibili opportunità, cerchiamo di capire cosa sia una Catena Laterale provando a darne una definizione.


In aiuto ci viene niente di meno che Stefano Pioli, allenatore che non ha certo bisogno di presentazioni.


Lo tiriamo in causa perché il tecnico parmigiano ha conseguito l’abilitazione UEFA-PRO con una tesi dal titolo “LE CATENE DI GIOCO LATERALI IN UN 4-4-2”.


Pioli afferma: “Le “catene di gioco” vanno intese come una collaborazione tra più giocatori dislocati vicino sul terreno in senso orizzontale o verticale dal sistema di gioco. Essi effettueranno movimenti coordinati e funzionali, in relazione ad una determinata situazione in un dato settore di campo. Le “catene” comprendono innumerevoli soluzioni tecnico-tattiche, la cui efficacia e molteplicità dipendono dalle abilità tecniche degli interpreti, dalle loro conoscenze tecniche e tattiche, da fattori fisici e psichici e dalla reazione degli avversari.”


Accanto alla definizione di Pioli, ritengo opportuno aggiungere un elemento, una locuzione calcistica che nel corso degli anni è stato avvicinato al termine di catena laterale: “collaborazione tra più giocatori dislocati vicino sul terreno in senso VERTICALE”.


Possiamo allora concludere e aggiungere che per identificare i giocatori appartenenti ad una catena possiamo parlare di giocatori appartenenti ad una medesima fascia verticale raffigurata in campo. 


La scelta del modulo per questo articolo è ricaduta sul 4-3-1-2 (variante col rombo del 442 canonico) perché generalmente non abbinato al modo di attaccare per catene; spesso quando si parla di catene laterali ci si riferisce principalmente a moduli quali il 433 o il 352, raramente al 4312.


Nel mio personalissimo modo di vedere il calcio sono solito individuare solo due catene, due “fasce”:


  • Catena laterale di destra in arancione: DD, TD, ½ ala e Attaccante

  • Catena laterale di sinistra in blu: DD, TS, ½ ala e Attaccante

 

4-3-1-2
Figura 1

Una delle domande più gettonate quando un allenatore vuole allenare per catene è se farlo attraverso schemi predefiniti oppure attraverso principi di gioco.


Nella mia personalissima idea e visione credo che allenare il lavoro sulle catene per principi di gioco consenta ai giocatori di saper risolvere molti più problemi del classico lavoro per schemi predefiniti.


Cerco anche di motivare la risposta perché credo sia fondamentale provare ad esprimere il proprio credo calcistico: una giocata codificata per schemi implica necessariamente che l’atteggiamento avversario sia uno di quelli provati durante l’allenamento; prevede il ripresentarsi di determinate situazioni che i propri giocatori possano riconoscere.


Il problema è che il Gioco del calcio non può essere codificato, una situazione non potrà mai ripresentarsi nello stesso identico modo due volte consecutive.


Basterà che la squadra avversaria attui un pressing diverso da quello provato in allenamento, che un giocatore sia posizionato male rispetto a quanto provato, che un movimento sia sbagliato ed ecco che la giocata codificata viene meno e i giocatori potrebbero essere in difficoltà nel risolvere quel grattacapo.


Viceversa, se ci focalizziamo sui principi di gioco ecco che possiamo in questo senso trovare molte più soluzioni portando i nostri giocatori a riconoscere alcuni “momenti” potendo poi, in totale autonomia, risolvere i problemi senza obbligatoriamente rispondere ad uno schema codificato e obbligato.


Chiedere ai nostri ragazzi, per esempio, di dare sempre al portatore di palla due soluzioni risponde ad esigenze che, per il gioco con le catene laterali, potrà tornarci molto utile.


Una doverosa ulteriore considerazione riguarda la scelta del modulo per questa guida: il 4312 appunto.


Di per sé questo modulo non si abbina, come già accennato in precedenza, al gioco per catene: da un lato perché la dislocazione non permette una copertura efficace in ampiezza del campo; dall’altro perché generalmente gli attacchi avvengono per vie centrali grazie al supporto del trequartista.


Inoltre, il modulo di per sé obbliga l’allenatore a inserire i giocatori giusti nel ruolo giusto in quanto, senza un mediano che detta le giocate e i tempi di gioco e un trequartista con molta fantasia, la scelta di sfruttare questo modulo potrebbe risultare poco efficace e controproducente.


Come ripeto sempre, anche in altri articoli, quello che un allenatore deve saper fare è riconoscere le caratteristiche dei propri giocatori e inserirli nello scacchiere in modo che essi possano rendere al meglio e sfruttare i loro punti di forza.


Credo comunque che basti dare la giusta interpretazione al modulo scelto ed ecco che anche il 4312, nel mio pensiero, può essere un ottimo modulo per andare a ricercare il gioco per catene.


Questo perché ogni allenatore deve poter portare avanti la propria filosofia, il proprio credo calcistico e la propria idea.


Fatta questa breve ma doverosa parentesi iniziale, direi che possiamo cominciare a sviscerare alcune situazioni che prevedono attacchi attraverso le catene laterali e sviluppi offensivi 



Soluzione 1: Terzino che ha spazio conduce

Uno degli aspetti che richiedo spesso ai miei giocatori è l’essere coraggioso, il non temere il duello avversario e il non preoccuparsi troppo della fase difensiva restando “obbligato” a mantenere posizioni statiche quando il campo e il gioco ci permettono di fare altro.


Una delle giocate che spesso utilizzo con il 4312 parte appunto da questo presupposto e possiamo osservarla in figura: la manovra iniziata dal basso vede i due centrali abbastanza aperti con i terzini che si aprono particolarmente quasi a toccare la riga bianca del fallo laterale.


Già questa prima “imposizione” che la squadra in possesso attua obbliga la squadra avversaria a dover prendere degli accorgimenti non di poco conto:


  • Se la squadra avversaria attacca con 3 uomini (un 433) e decide di attuare con le ali una pressione uomo su uomo con i terzini, libera automaticamente una giocata interna per il mediano che sarà sempre solo potendo dettare giocate e addirittura fare campo;

  • Se la squadra avversaria attacca con 2 uomini (un 442) è abbastanza raro che le mezzali avversarie attuino una pressione uomo su uomo sui terzini, con il modulo che diventerebbe un 424 e basterebbe una giocata centrale sul mediano per, di fatto, saltare due linee avversarie.


Fermo restando all’aspetto iniziale chiedo ai miei terzini di aprirsi e alzarsi leggermente acquisendo così coraggio, fiducia nei propri mezzi.


A questo punto la mezzala anziché aprirsi, resterà dentro al campo cercando di ricreare una figura di triangolo tra lui, terzino e mediano potendo così garantire uscite sicure e tranquille, come si può vedere in Figura 2.

 

4-3-1-2
Figura 2

Affrontiamo lo sviluppo allora di questa soluzione in cui il terzino se ha spazio, deve condurre e fare campo.


Da questa semplice situazione che richiediamo ai giocatori possiamo portare avanti numerose soluzioni che adesso cercheremo di affrontare e rappresentare attraverso l’utilizzo di figure.


Siamo arrivati al momento in cui il terzino ha palla, ha spazio e sta conducendo e questo permette alla nostra squadra di conquistare campo, con la mezzala di catena che NON dovrà scappare via ma, dovrà seguire e accompagnare il movimento del terzino pronto a ricevere palla quando sul terzino uscirà la pressione avversaria.


Vediamo allora alcuni movimenti offensivi che potremmo attuare.


Un centrocampista avversario esce in pressione sul terzino: a questo punto il terzino deve avere necessariamente avere due scelte che sono quella della soluzione interna sulla mezzala di catena o, in alternativa, la giocata sul trequartista che giocherà tra le linee e chiederà palla.


In Figura 3 e Figura 4 abbiamo rappresentato le situazioni descritte e alcuni sviluppi successivi che descriveremo sotto ogni figura. 

 

4-3-1-2
Figura 3

In Figura 3 abbiamo rappresentato la prima situazione descritta sopra.


Sul terzino che sale esce in pressione un centrocampista avversario.


Il terzino andrà a ricercare una giocata dentro collaborando con la mezzala di catena al fine di chiudere un triangolo sulla sovrapposizione del terzino stesso senza palla.


La mezzala di catena resterà a questo punto a dare copertura all’inserimento del terzino garantendo così una ri-creazione di difesa a 4 nel caso in cui il terzino dovesse perdere palla.


Il trequartista si “butterà” dentro, l'attaccante di catena resta a dare una soluzione al terzino (ulteriore triangolo, per esempio) mentre l'attaccante di catena opposto si butta in area.


Il terzino potrà spingersi fino in fondo affrontando 1v1 con il terzino di parte avversario cercando un cross, sia rasoterra che non con a quel punto l’attaccante di catena che andrà ad inserirsi in area di rigore.

 

4-3-1-2
Figura 4

In Figura 4 abbiamo rappresentato la seconda situazione descritta inizialmente. Sul terzino che sale esce in pressione un centrocampista avversario.


A questo punto una soluzione può essere quella di ricercare una giocata dentro in verticale per il trequartista, che avrà fatto movimento a venire incontro.


Il trequartista a questo punto scarica sulla mezzala di parte con quest'ultima che o manda in sovrapposizione il terzino (linea gialla), che è salito senza palla, o in alternativa manda l'attaccante sulla corsa lateralmente.


L'attaccante opposto entrerà in area, seguito ad un avvicinamento della mezzala della sua parte; il trequartista dopo aver scaricato, entrerà in area effettuando un contro movimento.


Come si può vedere da questi due semplici esempi descritti, anche il 4-3-1-2 come accennato inizialmente si presta bene ad un lavoro di attacco alla lateralità con le catene; chiaro cambia l’approccio, cambiano le richieste che ciascun allenatore deve fare ai propri giocatori.


Negli esempi sopra descritti è chiaro che le soluzioni diventano “micidiali” se i terzini sono dotati di spinta, di gamba, se sanno collaborare con i propri compagni e sanno muoversi anche senza palla.


Ma come sempre queste cose si possono allenare attraverso i principi di gioco, attraverso il far comprendere ai propri giocatori come da un semplice “se non sei pressato, avanza” si possano ottenere soluzioni offesivi valide e di difficile lettura da parte degli avversari.


Soluzione 2: Terzino che è pressato e non può condurre


Vediamo adesso il caso in cui, invece, il terzino è pressato non appena riceve palla e, di fatto, non ha spazio per condurre e fare campo.


Come l’esempio sopra, anche in questo caso i giocatori devono essere allenati a gestire questa situazione, a saperla risolvere e a trovare soluzioni che permettano alla squadra di uscire dal pressing avversario riversandosi in avanti.


Se è pressato e non ha spazio per condurre, il terzino deve ricercare una giocata dentro dialogando con la mezzala di catena per andare a sovrapporsi senza palla e farsi rendere il pallone con un triangolo.


Questa è una giocata tanto bella quanto difficile perché, se a buon fine, permette di “mettere in mezzo” un giocatore avversario superando di fatto la prima linea di pressione avversaria consentendo alla squadra di salire e attaccare.


È chiaro che però in questo caso la mezzala, chiuso il triangolo, dovrà restare a copertura della salita e dell’inserimento del terzino che di fatto diventerà la “nuova mezzala”.


È il medesimo caso visto nell’esempio in cui il terzino ha campo e può condurre fino a quando gli avversari non escono a pressarlo; rimandiamo lì per gli esempi sottintendendo che questa volta la pressione avviene in una zona di campo più bassa per la squadra in possesso.


Un altro esempio è quello in cui il terzino, pressato, attiri sulla sua zona di campo la pressione avversaria, ricercando poi una giocata nei confronti del mediano che potrà attuare due scelte ben distinte.


La prima scelta è quella di cambiare totalmente gioco, passando da una catena all’altra in quanto si spera così di trovare, sulla catena opposta, minor densità avversaria. In questo caso, rappresentato in Figura 5, il terzino opposto sarà salito particolarmente compresa la mezzala di catena.


Questo fa sì che il mediano, ricevuta palla, possa andare o direttamente al terzino opposto che si troverà di fatto in zona di centrocampo o, in alternativa (linea gialla), ricercare l’attaccante sull’esterno con la mezzala che si sarà buttata in avanti nello spazio tra trequartista e attaccante. In questo caso il terzino può condurre, avanzare, o dialogare con la mezzala di catena.


Siamo ancora una volta a parlare di “coraggio”, elemento imprescindibile a mio modo di vedere ed aspetto che richiedo sempre ai miei giocatori, ragazzi o adulti che siano.

 

4-3-1-2
Figura 5

Una seconda scelta riguarda il caso in cui il difensore centrale, compreso l’atteggiamento avversario che non vuole che la palla transiti dal terzino, debba trovare una soluzione alternativa alla giocata fuori.


In questo caso possiamo osservare Figura 6 e Figura 7 dettagliando e spiegando le situazioni.


In Figura 6 notiamo come il difensore centrale giochi palla dentro al campo, in questo caso verso la mezzala di catena.


Questa andrà a scaricare palla sul mediano che aprirà il gioco sul terzino di catena che, senza palla, si sarà smarcato dal suo avversario e avrà preso campo; la mezzala che ha scaricato resta a dare copertura nel caso in cui la giocata non abbia funzionato, consentendo così un eventuale rapido intervento difensivo senza lasciare una zona altamente pericolosa sprovvista di uomini.


Il terzino a questo punto ha molte soluzioni, ne elenco tre che generalmente chiedo ai miei giocatori: 


  • Condurre e affrontare vari 1v1 che si possono presentare (si torna al concetto di “coraggio”)

  • Dialogare con il trequartista chiudendo un ulteriore triangolo al fine di mettere nel mezzo un ulteriore giocatore avversario (linea gialla)

  • Dialogare con l’attaccante di catena consentendo al trequartista di buttarsi alle spalle dell’attaccante e della linea avversaria. (linea grigia)

 

4-3-1-2
Figura 6

In Figura 7 invece possiamo osservare un ulteriore sviluppo di costruzione per il lavoro con le catene.


Anche in questo caso il difensore centrale comprende la difficoltà di giocare palla sul terzino, pressato, pertanto decide di optare per una giocata dentro al campo.


In questo caso, però, si chiede aiuto all’attaccante di catena che farà un movimento lungo a venire incontro ricevendo così palla dal difensore centrale.


L’attaccante, spalle alla porta, scarica palla al mediano mandando in profondità esternamente il terzino o, perché no, la mezzala.


Questo dipende dalle caratteristiche dei giocatori che si hanno in rosa: ai miei giocatori chiedo ogni tanto di provare anche questa giocata, una volta con il terzino che si butta e la mezzala che resta in copertura; altre volte chiedo invece alla mezzala di buttarsi e fare campo ricevendo palla e cercando di ricreare situazioni pericolose dialogando con i propri compagni.

 

4-3-1-2
Figura 7


Conclusioni


Se siete arrivati a questo punto dell’articolo avrete certamente compreso che lavorare per catene è possibile anche in un modulo che storicamente e concettualmente non ne rispecchia in toto le caratteristiche.


Quelle presentate sono alcune soluzioni offensive ma possono esserne trovate altre, diverse, differenti, più complesse o meno complesse ma ciò ci permette di capire come sia possibile lavorare per catene anche con un modulo che, di base, non lo sarebbe.


Come accennato e come presentato nelle varie proposte molto dipende dall’atteggiamento che la nostra squadra possiede: se non si avesse un terzino con spiccate caratteristiche offensive è possibile comunque lavorare sulle catene attraverso gli inserimenti delle mezzale con il supporto degli attaccanti delle rispettive catene.


È chiaro che di fondamentale importante risultano essere il mediano e il trequartista; questi rappresentano il fulcro del gioco, il fulcro dell’inventività e dell’estro della nostra squadra.


Sono quei giocatori che possono aiutare mister e squadra a trovare soluzioni alternative che devono essere sempre, sempre, sempre allenate durante gli allenamenti.


Allenate, non forzate; ai ragazzi devono essere date delle proposte e degli strumenti, poi in campo saranno loro in totale autonomia a trovarne altre rispetto alle semplici proposte qua sopra.


Nella stagione in corso è capitato diverse volte che i miei giocatori abbiano trovato soluzioni alternative differenti da quelle da me presentate e, parlando e confrontandomi con loro, ho solo avuto modo di complimentarmi con loro: erano con la testa e con gli occhi nel campo, stavano osservando e cercando di comprende il gioco e hanno trovato una chiave differente da quelle provate.


Non è sbagliato; anzi, credo sia ciò che ciascun allenatore dovrebbe perseguire.

224 visualizzazioni0 commenti

Post correlati

Mostra tutti

Comments


Partnership

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn

©2022 Coaches di Volpi Sara - P.Iva: IT 04574850162 - Privacy Policy

bottom of page