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Calcio giovanile: come insegnare ad imparare. Perché la didattica lineare non funziona più.

  • Gioele Pititu
  • 10 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Sta emergendo da più parti la necessità di cambiare repentinamente i paradigmi educativi.


Questi sono stati adottati per leggere e interpretare la realtà scolastica e sportiva.


Sotto tanti aspetti, i due mondi hanno gli stessi identici problemi.


Soprattutto oggi, di fronte alla continua accelerazione tecnologica, economica e sociale.Una società caratterizzata anche da dinamiche esistenziali sempre più complesse.


Una cosa è IL PROGRAMMA, con il tempo tecnico per apprendere la conduzione.


Si impara la ricezione, il passaggio e quindi il mondo dei gesti tecnici.Un’altra cosa è LA PROGETTAZIONE DIDATTICA AUTENTICA.


calcio giovanile

Questa riguarda la reale necessità di insegnare a risolvere i problemi.Essi sono legati all’agire e al muoversi nello spazio.


Giocano inoltre un ruolo fondamentale nello sviluppo delle funzioni cognitive.


Parliamo di memoria, ragionamento, relazione con l’altro e creatività.


Cosa proporre? Come proporlo? Quanto tempo dedicare?E soprattutto: come valutare la proposta?


Il programma del responsabile, o in ambito scolastico del Ministero, è un foglio vuoto.


Un foglio scarno di sentimento, con concetti tecnici rigidi.


Questo porta a interpretare la realtà come formata da entità singole.

Le connessioni predeterminate si dimostrano inadeguate. Non riescono a rispondere alle nuove esigenze personali e sociali.



LA DIDATTICA LINEARE NEL CALCIO GIOVANILE


La didattica lineare non tiene conto della complessità dell'apprendimento motorio. Non considera nemmeno le differenze individuali degli atleti. Così facendo, limita lo sviluppo delle capacità decisionali e dell’adattamento.


Per esser più esaustivi il docente deve insegnare a scegliere le informazioni pertinenti.Gli studenti devono imparare a scartare quelle inutili o fuorvianti.

La scelta si basa sul passato, sul presente e sul futuro.


Il passato è l’esperienza acquisita, il presente è il contesto operativo. Il futuro è dettato dalle anticipazioni della percezione.


Si tratta di inibire, selezionare, collegare e immaginare.


Si potrebbero ottenere risultati insperati trasformando la didattica.


Il processo di insegnamento-apprendimento può diventare un sistema semplesso.


Un tale sistema è caratterizzato da precise proprietà.


Questo modo di agire ottiene risultati gratificanti per lo studente o l’atleta. Ha un impatto significativo anche sul potenziale personale ed emotivo.


La difficoltà più grande è che l’insegnante deve conoscere bene la disciplina. Non devono esserci lacune in superficie.


Ogni giorno anch’egli impara, si nutre di dubbi e cresce con i suoi allievi.


L'apprendimento non è ripetere una soluzione.


È ripetere il processo di trovare una soluzione. Questa visione olistica favorisce lo sviluppo delle competenze.


Promuove anche una comprensione più profonda. E alimenta un autentico amore per lo sport. Con un approccio articolato e basato sull'evidenza, si può supportare meglio i giovani.



IL PROBLEMA DEGLI ESERCIZI RIPETITIVI NEL CALCIO GIOVANILE


Molti allenatori e club puntano sull’allenamento precoce e intensivo. Usano esercizi ripetitivi, pensando che diano i migliori risultati. In realtà questo approccio è limitante.


Si trascura l'importanza di permettere ai giovani di esplorare. Devono provare diversi modi di muoversi e di giocare. Solo così sviluppano adattamento e creatività.


Gli esercizi ripetitivi sono comuni negli sport giovanili. Ma non sempre aiutano i ragazzi ad adattarsi a situazioni imprevedibili. Sul campo, infatti, servono decisioni rapide e nuove soluzioni.


Nell'allenamento di calcio non bisogna isolare le abilità. Meglio progettare sessioni che includano avversari e scenari realistici.


Questo rafforza la comprensione del gioco e la rapidità decisionale.


Per ripetere il processo e trovare una soluzione serve un problema reale. Dopo i primi step dello sviluppo non bastano più coni e cinesini.


Non possono sostituire avversari, direzione di gioco e complessità.


Le attrezzature devono creare spazi e ambienti ricchi di problemi concreti. In questo modo si risolvono situazioni in base alle esigenze.E si sviluppano le competenze necessarie nel gioco.


Più mancano le competenze fondamentali, più ci si allontana dalla disciplina.



Riferimenti scientifici: Alain BerthozDoctor of Natural Sciences (1973) (Paris)La simplexité, Éd. Odile Jacob, 2009La Vicariance, le cerveau créateur de monde, Éd. Odile Jacob, 2013


LE CONVINZIONI CULTURALMENTE RESILIENTI SUL CALCIO GIOVANILEDr. Mark O'Sullivan, NIH, and Martin Vlk, SK Slavia PraguePublished Feb. 11, 2025, 12:13 PM

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