Teoria dei giochi e apprendimento non lineare: strategie per educare atleti intelligenti
- Gioele Pititu
- 24 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Modelli matematici più complessi analizzano come ciascun partecipante a una competizione maturi razionalmente le decisioni corrette e sviluppi strategie adeguate per ottenere il massimo risultato.

Il concetto che desidero esporre mette in relazione l'esistenza di una teoria matematica priva di emozioni, nella quale, tuttavia, devono essere presenti scelte individuali capaci di influenzare l'esito collettivo.
Tutto ciò avviene senza considerare l'aspetto psicologico.
La teoria dei giochi è una disciplina matematica che studia i comportamenti di più individui che interagiscono strategicamente.
In altre parole, descrive le scelte razionali dei giocatori in situazioni in cui le decisioni individuali influenzano quelle altrui.
Per questo motivo, è importante che, durante l'età evolutiva, si lavori sui principi fondamentali della teoria dei giochi.
Nell'apprendimento, dobbiamo formare giocatori intelligenti, capaci di comprendere il "come" e il "perché" delle cose, ovvero in grado di effettuare ragionamenti logici di complessità indefinitamente elevata.
Formare giocatori "razionali" significa educare individui con preferenze coerenti (transitive) sugli esiti finali del processo decisionale, il cui obiettivo sia "massimizzare" tali preferenze.
Che utilizzino il dribbling o il passaggio è ininfluente: la scelta rientra nella causalità esperienziale.
Ogni partecipante possiede una propria "funzione di utilità" sull'insieme dei beni o esiti del gioco.
L’equilibrio di Nash rappresenta la situazione in cui il gruppo si trova quando ogni componente agisce nel proprio interesse, mirando a massimizzare il proprio beneficio, indipendentemente dalle scelte degli avversari.
Tuttavia, non è detto che l'equilibrio di Nash sia la soluzione migliore per tutti.
Infatti, se è vero che, in un equilibrio di Nash, un giocatore non può aumentare il proprio beneficio modificando solo la propria strategia, non è affatto certo che un gruppo di giocatori, o addirittura tutti, non possano aumentare il proprio beneficio allontanandosi congiuntamente dall'equilibrio.
È noto, infatti, che l’equilibrio di Nash può non essere un ottimo di Pareto, che si realizza quando l'allocazione delle risorse non permette miglioramenti senza peggiorare la condizione di qualcuno.
Pertanto, possono esistere altre combinazioni di strategie che migliorano il beneficio di alcuni senza ridurre quello di nessuno.
Passiamo ora al gioco del calcio e all’aspetto più evoluto degli approcci psicopedagogici, che interpretano le emozioni nel gioco.
Questo è fondamentale per comprendere quanto le nostre azioni e i modelli comunicativi influenzino l'apprendimento durante l'età evolutiva.
La non linearità dell'apprendimento è un concetto chiave nella teoria dei sistemi dinamici (Kurt Lewin).
La pedagogia non lineare si basa sui concetti e sulle idee della psicologia ecologica e può essere definita come il risultato dell'interazione tra giocatore, compito e ambiente.
I sostenitori di un approccio pedagogico non lineare richiamano concetti chiave come:
la reciprocità tra esecutore e ambiente
il rapporto tra percezione e azione
la natura non lineare dei sistemi, costituiti da molti componenti interagenti
il movimento tra fasi di stabilità e instabilità attraverso processi di auto-organizzazione
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