Quante volte ci siamo fatti questa domanda?
Anzi, quante volte ci siamo chiesti se è meglio allenare tramite la tecnica analitica oppure tramite la tecnica situazionale.
In questo articolo entreremo nello specifico della
per poi capire insieme quale sia la strada migliore da seguire.
Per iniziare questo nostro articolo ritengo importante partire dall’etimologia della parola.
Tecnica deriva dal greco τέχνη – téchne – ed è la capacità pratica di operare per raggiungere un determinato fine (Enciclopedia Treccani).
Tuttavia, il significato che i greci gli attribuivano non era solamente e meramente pratico, ma anche relativo all’aspetto della conoscenza quindi un aspetto più “alto”, più intellettuale.
Per fare bisogna sapere.
La Tecnica Calcistica è, invece, l’insieme dei gesti e dei movimenti con o senza palla che si effettuano durante una partita di calcio.
Oggigiorno esistono due scuole di pensiero molto forti: una più “storica” che fa riferimento alla Tecnica Analitica; una più moderna che fa riferimento alla Tecnica Situazionale.
Sei pronto ad approfondire?
Andiamo!
Quando ci troviamo a parlare di Tecnica nell’attività agonistica (e pre-agonistica), è importante non essere tifosi né dell’una né dell’altra scuola di pensiero, ma comprendere l’utilità di entrambe.
Infatti, esiste chi reputa fondamentale la Tecnica Analitica e chi invece la ritiene superata a favore della Tecnica Situazionale.
È importante però chiarire che tutto questo rientra nel più alto termine di Tecnica Funzionale, ovvero la tecnica IN FUNZIONE del gioco del calcio; quindi, una tecnica che curi sì la gestualità ma allo stesso tempo la inserisca nel contesto del gioco in cui l’atleta si trova poi “vivere”.
Partiamo dal presupposto che non c’è una risposta esatta, non c’è un modo migliore o peggiore di insegnarla.
Ognuna delle due ha i suoi pregi e i suoi difetti, sta all’allenatore conoscerli per poter fornire ai propri atleti gli strumenti migliori per fare crescere e migliorare i propri giocatori.
Perché non dimentichiamoci che l’allenatore che opera in questi contesti deve avere come focus quello del miglioramento dei propri giocatori, non del risultato fine a sé stesso.
La tecnica analitica
Quando parliamo di Tecnica Analitica dobbiamo far riferimento all’esecuzione del gesto tecnico grazie ad un elevato numero di ripetizioni della stessa gestualità.
Ci riferiamo, per esempio, al classico passaggio a coppie, dove A e B si passano la palla con tutte le varianti possibili (interno, esterno, destro sinistro) e controllano la sfera nel medesimo modo, con tutte le varianti del caso.
Questo modo di allenare le gestualità tecniche, nel corso dei decenni passati, era considerato l’unico modo per insegnare e far comprendere ai propri atleti le varie gestualità.
E' innegabile che potendo effettuare un elevato numero di ripetizioni si possa imparare e apprendere meglio; tuttavia, questo modo di allenarla è lontano dal “gioco”, dalla situazione di gioco, dalla partita.
Non essendoci avversari, l’atleta è solo con il pallone e un compagno, non ci sono variabili esterne non controllabili che possano influire sulle scelte del ragazzo.
Questo porta sì ad un miglioramento, per esempio, del controllo o del passaggio, ma il tutto si esaurisce qua: il ragazzo è un mero esecutore, esegue quello che gli viene detto di fare, risponde alle richieste e alle indicazioni fornite dal mister.
In partita, invece, il ragazzo si trova ad affrontare decine e decine di problemi e per risolverli può farlo solo se è allenato anche da un punto di vista mentale.
La tecnica situazionale
Quando parliamo di Tecnica Situazionale, invece, ci riferiamo a quella tecnica abbinata ad una situazione di gioco dove sono quindi presenti il ragazzo, l’avversario e il pallone, tutti elementi che potranno essere ritrovati in partita.
In questo modo di allenare la tecnica non vi è un elevato numero di ripetizioni, anzi probabilmente il ragazzo potrebbe anche effettuare un numero di ripetizioni medio/basso.
Non essendo un mero esecutore il ragazzo è portato a risolvere diversi problemi dovendo quindi unire più elementi insieme.
In questo modo viene allenato l’aspetto mentale, l’aspetto percettivo rendendo più simile la gestualità a quello che poi il ragazzo potrebbe riscontrare in partita.
Non solo, in questo modo il ragazzo in partita potrà riconoscere alcuni elementi potendo così avere la conoscenza per poterli affrontare e risolvere senza troppe difficoltà.
Quale tecnica è meglio allenare per far crescere i nostri ragazzi nel modo migliore?
Dispiace deludere molti che si aspetterebbero una presa di posizione netta, ma non esiste una risposta univoca e diretta.
Non c’è un modo giusto e un modo sbagliato di allenare la tecnica.
La Tecnica Analitica ci permette di scorporare il gesto tecnico, farlo conoscere, farlo apprendere e farlo metabolizzare permettendoci di far conoscere all’atleta il modo giusto di compiere la gestualità.
Dall’altro lato però la Tecnica Situazionale ci permette di far conoscere quella specifica gestualità ma in un contesto più aperto, più vero, più vicino alla partita dando così al ragazzo strumenti che forse con la tecnica analitica non avrebbe appreso.
Quando dico che non esiste una risposta univoca è perché società di Serie A molto importanti vivono e vedono questo aspetto in modo molto diverso l’una dall’altra.
Prendiamo ad esempio due realtà che lavorano in modo eccezionale con i giovani: da un lato la Scuola Atalanta, dall’altro la Scuola Empoli.
Due realtà che fanno del proprio vivaio un elemento imprescindibile, che hanno come obiettivo quello di far crescere i propri giovani per portarli pronti ad essere protagonisti in prima squadra; due società molto diverse tra loro per quelli che sono gli obiettivi sportivi (una punta all’Europa, una alla permanenza in Serie A:
Scuola Atalanta: lavoro fortemente incentrato sulla tecnica analitica. Si lavora fin dai piccoli amici alla cura della gestualità tecnica che sia la conduzione, il passaggio, il controllo, il colpo di testa ecc... Questo percorso non si esaurisce con gli Esordienti, anzi, prosegue fino agli Allievi, continuando a limare e perfezionare il gesto tecnico. Non è raro poter osservare, durante gli allenamenti delle squadre Allievi o Primavera sedute relative alla più classica della Tecnica Analitica;
Scuola Empoli: lavoro incentrato sul situazionale, sulla tecnica abbinata alla situazione di gioco. Si predilige far giocare i ragazzi perché si ritiene che giocando possano imparare dall’esperienza che vivono. Le spiegazioni su determinate gestualità vengono fornite, ma ci si preoccupa più del minutaggio giocato rispetto a quello analitico. Non si interrompe il gioco o la situazione per correggere il gesto, viene preferito il fatto che il giocatore possa apprendere autonomamente.
È grazie all’esempio di queste due realtà che ogni allenatore dovrebbe comprendere l’efficacia di ambo i pensieri per trasportare il tutto nella Tecnica Funzionale, ovvero il complesso più alto della Tecnica.
La tecnica funzionale
Un ottimo strumento è quello quindi di cercare di unire l’Analitico assieme al Situazionale in modo da far comprendere ai ragazzi la gestualità ma allo stesso tempo mettendola subito in pratica contro avversari e in una situazione di gioco.
In questo modo il ragazzo potrà apprendere molte più nozioni di quelle che potrebbe apprendere nell’uno o nell’altro modo.
Per fare un esempio: se volessimo allenare il passaggio rasoterra potremmo partire dal più classico passaggio a coppie, facendo scoprire ai nostri ragazzi come si calcia, quale sia la differenza tra il calciare con l’interno, con il collo, con l’esterno e successivamente trasportare il tutto in situazionale.
Come?
Aggiungendo un avversario che avrà come obiettivo quello di intercettare il passaggio potendo dapprima muoversi solo su una linea, successivamente in libertà.
Questo permetterà ai ragazzi di fare delle scoperte, valutando come muoversi, come comportarsi, che gestualità utilizzare, obbligandoli a fare delle scelte.
E l’errore da NON compiere è quello di interrompere l’esercitazione continuamente, snocciolando decine e decine di correzioni.
Proviamo a fare un altro esempio, prendendo in esame il controllo orientato.
Un modo per unire l’Analitico al Situazionale può essere quello di iniziare con quattro giocatori posti ai vertici di un quadrato che devono passarsi il pallone dovendo quindi apprendere il controllo orientato.
Lo step successivo sarà quello di aggiungere la presenza di quattro avversari statici ai vertici, in modo da far comprendere a chi esegue il passaggio e a chi deve effettuare il controllo che la presenza di un avversario “complica” leggermente le cose.
A questo punto possiamo introdurre un situazionale, ponendo il tutto in possesso 4v4 per esempio o, per incentivare il numero di passaggi, un possesso 5v3, in totale libertà in uno spazio delimitato.
Da qui possiamo poi costruire una partitella 4v4 con 4 porticine.
Questo permetterà ai giocatori di capire come comportarsi, come muoversi, come fare un determinato gesto tecnico. Una semplice progressione che sfocia nella Tecnica Funzionale.
Volendo approfondire, possiamo portare un ulteriore esempio che è quello del metodo di allenamento “giocare, esercitarsi, giocare”.
Questo metodo, molto utilizzato nella scuola francese, prevede alcuni momenti specifici. La seduta di allenamento inizia con una partita o una situazione di gioco durante la quale l’allenatore osserva e prende nota degli errori continuativi che gli atleti commettono.
È molto importante concentrarsi su un elemento, cercando di non commettere l’errore di porsi troppi obiettivi per la medesima seduta.
L’allenatore a questo punto raduna il gruppo per correggere gli errori più comuni commessi durante la partita/situazione di gioco, facendo così prendere coscienza ai propri giocatori degli errori, con la più classica tecnica analitica.
Successivamente l’allenatore ripropone la partita/situazione di gioco iniziale per riscontrare miglioramenti.
Se volessimo fare un esempio concreto, prendiamo in considerazione di voler allenare il contrasto.
Strutturiamo un gioco iniziale o una partita e l’allenatore nota che i giocatori hanno paura del contrasto o, se possono, lo evitano; l’allenatore nota anche che quando questo viene fatto, i giocatori utilizzano male il corpo e la gamba che effettua il contrasto è molle.
A questo punto l’allenatore passa allo step di correzione, proponendo degli esercizi a coppie per far prendere coscienza del contrasto, della postura corretta, di come si mette la gamba.
Dapprima senza palla, successivamente con la palla. A coppie, sfruttando la riga dell’area di rigore, viene posto un pallone nel mezzo a due giocatori.
Questi hanno come obiettivo quello, contando fino a tre contemporaneamente, di colpire il pallone insieme.
“Vince” chi riesce a far oltrepassare la riga al pallone. A questo punto dopo varie e ripetute gestualità con annesse correzioni, i ragazzi vengono posti nuovamente nella situazione iniziale di partita, con l’allenatore che verificherà il presentarsi o meno delle problematiche viste inizialmente.
Questo metodo è molto allenante: in primo luogo perché i giocatori giocano, apprendono dal giocare ma allo stesso tempo prendono coscienza delle loro lacune e sono stimolati a porre l’attenzione per migliorare.
In secondo luogo, perché il tempo di gioco è molto elevato, permettendo così di avere sempre un alto minutaggio con situazioni che i giocatori potranno ritrovare in partita.
Considerando di essere nell’attività agonistica, quindi avendo a che fare con ragazzi dai 12 anni a salire, dovremmo partire dal presupposto che le gestualità tecniche principali siano state affrontate, metabolizzate, comprese e recepite dai ragazzi durante gli anni della Scuola Calcio.
Tuttavia, questo non è sempre vero: capita molto più spesso di quello che si creda di trovare in categorie Allievi o Juniores ragazzi che non sappiano stoppare un pallone o ragazzi che non sappiano battere una rimessa laterale (per chi non lo sapesse sì, la rimessa laterale è un gesto tecnico) per citare due gesti.
La domanda che sorge spontanea è: perché? Le risposte possono essere le più disparate, ma crediamo che un punto su cui focalizzare la nostra attenzione sia quello della predisposizione degli allenatori di Scuola Calcio al risultato e non alla crescita del ragazzo.
Perché perdere tempo ad insegnare la protezione della palla, perché perdere tempo a insegnare come fare un controllo orientato quando l’obiettivo è vincere le partite?
L’allenatore dell’attività di base ma anche quello dell’attività agonistica deve avere un unico obiettivo durante il suo cammino: far crescere i propri ragazzi come calciatori.
Il risultato conta, lo sport a livello agonistico non si fa solo per partecipare ma anche per raggiungere degli obiettivi, ma questi devono essere accompagnati da una crescita personale di ciascun ragazzo.
Ecco, allenare la Tecnica Funzionale credo possa essere un ottimo punto di partenza per tanti allenatori: abbinare l’Analitico al Funzionale per consentire ai nostri ragazzi di scoprire il “calcio”.
Concludendo potremmo parlare della tecnica funzionale in relazione al calcio. Per fare questo ti lasciamo qui il link per collegarti all'analisi del calcio relazionale di Fernando Diniz. Sarà per te un primo step verso la scoperta di un calcio diverso dove tutto parte dalla tecnica funzionale.
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